Brandy

Brandy - Corriere del Bar
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BRANDY | DISTILLATO

La storia del brandy è direttamente collegata a quella del vino, dato che è la bevanda proveniente dalla sua distillazione. Non è chiara una data che potrebbe sancire la sua nascita, anche se secondo delle fonti già nel Seicento gli inglesi utilizzassero questo termine, dimostrando di possedere il loro distillato dall’uva. Per quanto riguarda il territorio italiano, la sua fondazione potrebbe essere fatta risalire alla fine del Settecento, in concomitanza con quella del Marsala, quando John Woodhouse cominciò a fortificare il vino siciliano, dando luogo al famoso prodotto. Il primo a impiantare in Italia un’azienda dedicata al brandy fu Jean Bouton. Siamo agli inizi dell’Ottocento e il francese, che veniva dalla regione di Cognac, con una vasta esperienza come distillatore, arrivò a Bologna, dove poté rifornirsi del vino trebbiano, adattissimo per il brandy. Non è un caso che in un secondo momento è proprio in quei luoghi che sono nate le più importanti distillerie italiane di questa bevanda.

Ugni Blanc - Corriere del Bar
Ugni Blanc – Corriere del Bar

I Paesi maggiori produttori di brandy sono anche quelli di vino, quindi Francia, Italia e Spagna. Per la sua produzione è indispensabile fare utilizzo della bacca bianca, che deve produrre un succo puro, privo di conservanti. Il vitigno più adoperato in Italia è il Trebbiano, mentre in Francia è l’Ugni Blanc. Per la distillazione si fanno uso di alambicchi discontinui o continui e può essere unica o doppia, questo dipende da come si vuole il brandy. In questo processo si scartano la testa e la coda, che si possono ridistillare in un secondo momento. Una volta uscito dall’alambicco, il brandy riposa in botti di legno, le più pregiate sono quelle di quercia dell’Allier e del Limousine. In alcuni casi viene prima riposto in contenitori nuovi, per poi essere spostato in altri anziani. Di norma un brandy sosta per almeno 4 anni, fino ad arrivare anche a un massimo di 40 anni. Essendo un insieme di distillati di annate diverse, il brandy di solito non ha annata, a meno che non si tratti di una d’eccellenza, che viene segnalata.

Se la lavorazione italiana e francese sono molto simili, quella spagnola differisce per quanto riguarda l’invecchiamento, tramite l’utilizzo del metodo Solera, con lunghe file di barili sovrapposte, nelle quali viene immesso gradualmente il distillato, partendo da quella più alta, andando a scendere. La bevanda subisce così più passaggi d’invecchiamento. Per quanto riguarda le classificazioni, si dice AC, un brandy è invecchiato di 2 anni; VS, se invecchiato almeno da 3 anni; il VSOP deve essere invecchiato perlomeno per 5; lo XO per non meno di 6; è detto Hors D’age se supera i 6; il Brandy Vintage, infine, viene ottenuto attraverso uve scelte da una particolare annata